Museo del Vetro: Storie nel Giardino

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Lo spazio del giardino accoglie diversi elementi che raccontano la storia dell’arte vetraria altarese, il museo e le sue attuali connessioni con il territorio.

Lungo questa parete del giardino è possibile osservare alcune di queste testimonianze. A terra è collocata una serie di blocchi di vetro ottenuti a seguito della demolizione del forno della vecchia SAVAM. Queste rocce di vetro, chiamate “môchi”, altro non sono che i frammenti del lago di vetro solido che si era venuto a formare all’interno del bacino del forno una volta che questo è stato definitivamente spento nel 1992.Il Museo ha deciso di ospitare alcuni di questi blocchi in ricordo dell’ultima fusione all’interno della vetreria.

Accanto ad essi è collocata la lapide commemorativa della fondazione della Società Artistico Vetraria, prima cooperativa di lavoro italiana, nata nella notte di Natale del 1856, grazie all’operato del medico mazziniano Giuseppe Cesio.

Scolpiti nel marmo si possono ancora intravedere i nomi dei precursori e dei fondatori della S.A.V. e gli stemmi delle sedici famiglie appartenute all’antica Corporazione. Originariamente la lapide si trovava all’interno della vetreria nella Sala delle Assemblee sul cui soffitto erano stati dipinti i sedici blasoni.

La Società Artistico Vetraria era stata fondata con l’intento di garantire migliori condizioni di lavoro e trovava le sue origini nella profonda crisi, di ordine morale e materiale, che aveva investito i vetrai, non più protetti nei loro diritti, dopo la soppressione del Consolato dell’Arte, da parte del re di Savoia Carlo Felice nel 1823.

Proseguendo lungo la parete del giardino incontriamo una piccola fontana in vetro, opera di Luigi Casarini. Quest’opera è un omaggio a San Rocco, santo protettore dei vetrai. Realizzata nei primi anni 2000, riporta nella parte alta la scritta “tues ce que tu bois” – “tu sei ciò che bevi” – e la conchiglia collocata vicino al rubinetto ricorda l’oggetto con cui il Santo dava da bere ai bisognosi.

 

Infine, troviamo nella nicchia della grotta un piccolo tempio induista che testimonia il rapporto del museo con il territorio. A poca distanza dal borgo di Altare sorge il monastero induista Matha Gitananda Ashram, la principale sede religiosa dell’Unione Induista Italiana dove vive una comunità monastica basata sui fondamenti etici e religiosi dell’induismo: il Sanatana Dharma. Il piccolo tempio presente nel giardino di Villa Rosa è stato donato al museo dalla comunità induista del monastero e riporta, a sancire l’unione, due piccole opere in vetro borosilicato: una rosa, realizzata da Costantino Bormioli, a ricordare il roseto presente nell’Ashram e quello della Villa, e una rappresentazione di Shiva, il Signore della danza, creata da Raffaello Bormioli.

 

 

Bibliografia:

Villa Rosa – Museo dell’Arte Vetraria Altarese, a cura di Valentina  Fiore, guida Direzione Regionale Musei Liguria Sagep, 2023