Agricoltura e Vinificazione
La parte destra del museo e il corridoio sono dedicati all’agricoltura, all’allevamento e alla vinificazione.
Lo stesso gonfalone comunale di Bardineto riporta il motto “In campis vita” che letteralmente significa “La vita è nei campi”. Niente di più chiaro per testimoniare la centralità di questo settore nel nostro territorio.
Occorre ricordare che nello specifico a Bardineto il primo trattore arrivò nel 1956 e che fino ad allora tutti i lavori venivano svolti grazie alla trazione animale fornita da vacche, buoi, muli o cavalli. Questi ultimi poiché più veloci, erano protagonisti soprattutto nei trasporti con la vicina riviera ligure o con il basso Piemonte.
Secondo i censimenti per l’agricoltura la zona montana della sola provincia di Savona ha perso negli ultimi 40 anni circa il 70% delle terre coltivate.
Le coltivazioni nell’alta Val Bormida erano e sono limitate alla sola stagione estiva e le colture principali sono patate e grano; dal secondo dopoguerra è iniziata la coltivazione di piccoli frutti e in alcuni momenti di fiori da taglio che fiorivano tardivamente rispetto alla più famosa Riviera dei fiori.
Non bisogna dimenticare l’importanza dei boschi di faggio (Fagus sylvatica L.) e di castagno (Castanea sativa Mill.) che forniscono legname e occupano ancora oggi molti lavoratori.
Nel corridoio si possono notare:
- diversi setacci per dividere la farina dalla pula e dalla crusca e ottenere diversi gradi di raffinazione
- falci per diverse tipologie di taglio della fienagione
- basti e gioghi per animali da traino
- una strascia in ferro (particolare collare per i buoi, se di legno di castagno sagomato grazie all’ammollo nel letame, per poi essere di unione tra il giogo e l’animale stesso
- museruole per vitelli e buoi
- diversi tipi di seghe da legno: a due mani o a telaio.
La sala a destra è principalmente dedicata alle lavorazioni del terreno e dei prati.
L’aratura è una lavorazione profonda del terreno che consiste nel ribaltamento della zolla, in tutti gli aratri si nota perciò il coltello che taglia la porzione di terreno e il vomere o orecchio che la ribalta portando il cotico erboso sotto e portando in superficie il terreno più ricco.
Nella sala si possono notare diversi tipi di aratro: un modello smontabile che ne consentiva il trasporto nelle zone più impervie o lontane, a vomero fisso che obbligava i contadini a lavorare sempre nella stessa direzione facendo perciò un giro a vuoto ogni volta, a voltaorecchio che consentivano di cambiare direzione al vomero evitando giri a vuoto.
Vi sono diversi tipi di erpici (strigliatori o a denti) che servivano a sminuzzare le zolle dopo l’aratura, o a pianeggiare i prati dopo lo spandimento del letame.
Diverse tipologie di attrezzi sono presenti in tutta la stanza.
Al centro è presente una simulazione del funzionamento di un essiccatoio da castagne, “Teccio” in dialetto locale, di una trebbia da grano e una da castagne.
In un angolo della sala sono presenti coppi e tegole prodotte da diverse fornaci locali.
Nella saletta antistante trovate il necessario per la vinificazione. Per quanto l’uva non fosse una coltivazione della zona, questa si reperiva facilmente nel vicino Piemonte e tutti vinificavano in casa magari più famiglie insieme.
Si notano botti, torchio, damigiane, bottiglie (di vetrerie locali), imbuti (anche in legno).