Biografia

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Savona, 14 dicembre 1836 – Carcare, 14 agosto 1908

 

Anton Giulio Barrili nasce a Savona il 14 dicembre 1836, da Luigi e Maura Pertica; il suo vero cognome è Barile, come è riportato sulla sua prima opera Drammi pubblicata a Genova nel 1857.

 

Trascorsa la prima infanzia con la famiglia a Nizza, dove il padre svolge attività commerciali, ritorna a Savona per compiere gli studi umanistici presso il Collegio dei Padri Scolopi, i quali, non solo gli forniscono un’educazione pre-militare e trasmettono una visione del mondo basata sul senso del dovere e del sacrificio, ma arricchiscono la sua mente di ideali patriottici e di un senso di impegno civile che troveranno uno sbocco pratico con la sua partecipazione alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Barrili termina gli studi a pieni voti presso le Scuole Pie ricevendo il titolo di Principe dell’Accademia nel 1851.

 

Ancora giovanissimo si trasferisce a Genova dove si laurea alla Facoltà di Giurisprudenza. Contemporaneamente inizia la sua lunga carriera giornalistica con la pubblicazione di un giornale intitolato L‘occhialetto scritto interamente da lui.

Raggiunge la fama di scrittore quando entra a far parte della redazione del San Giorgio, fondato nel 1859 e diretto da Nino Bixio.

 

Nel 1859 si arruola come volontario nel VII reggimento di fanteria dell’esercito piemontese, partecipando a numerose azioni di guerra (di cui narrerà nel romanzo La Montanara, Milano 1886).

Barrili non partecipò alla spedizione dei Mille. Siccome i mille partirono senza armi, Barrili fece loro trovare i fucili a Talamone.

 

L’anno dopo diventa collaboratore del quotidiano genovese il Movimento fondato nel 1854 da M. Macchi, di cui Barrili diventa ben presto direttore; sotto la sua guida il giornale acquisisce un carattere più battagliero e intransigente, tanto da diventare l’organo ufficioso di Garibaldi. La pubblicazione di alcuni articoli molto polemici gli creano non poche vertenze cavalleresche, ivi compreso un duello, in seguito ai fatti di Aspromonte, con un ufficiale, nel corso del quale riporta una ferita piuttosto grave alla mano destra.

Nel 1866 lascia la direzione del Movimento rispondendo all’appello fatto da Garibaldi ai giovani genovesi, e così si arruola tra i 38.000 volontari che seguono il valente generale in Trentino, dove Barrili partecipa e combatte eroicamente a Condino, Montesuello (nei pressi di Brescia) e in tutte le più importanti battaglie di quella campagna militare come Ufficiale di Ordinanza del colonnello V. Carbonelli.

 

Il 3 novembre del 1867 si trova al fianco di Garibaldi, e viene ferito nella celeberrima battaglia di Mentana (l’episodio drammatico e doloroso di quell’evento è narrato nel volume Con Garibaldi alle porte di Roma), quando le truppe garibaldine, nel tentativo di liberare Roma, vengono sconfitte dall’esercito francese inviato da Napoleone III a difesa del Papa.

 

Ritorna a Genova e nel 1875 fonda il Caffaro, giornale politico quotidiano, grazie al quale il Barrili riesce a diffondere, soprattutto in Liguria, il suo pensiero politico, che gli aprirà la strada alla futura brillante carriera politica.

 

Nel 1876 si candida alla Camera nelle liste della Sinistra per poi essere eletto deputato della Sezione di Albenga e nello stesso anno viene anche nominato Consigliere Provinciale di Sestri Levante, ma non ritrovando il suo senso patriottico nella corrotta politica italiana, rassegna le proprie dimissioni che, in un primo tempo vengono respinte all’unanimità, e poi, rinnovate dal Barrili, accettate dalla Camera il 14 dicembre del 1879.

 

Negli anni successivi al 1880 egli si dedica all’insegnamento liceale, alla produzione letteraria e giornalistica.

Lascia la direzione del Caffaro trasferendosi sul finire del 1884 a Roma dove dirige la Domenica Letteraria.

Fonda e dirige con Ruggero Bonghi e Paolo Mantegazza la Piccola Biblioteca del Popolo Italiano con intento divulgativo e pedagogico; vi pubblica la novella Se fossi re! (Firenze 1886).

 

In seguito ritorna a Genova e si occupa totalmente dell’insegnamento, prima è docente di Storia della Navigazione alla Scuola Superiore Navale, poi per un breve periodo insegna letteratura italiana al Magistero femminile.

 

Nel 1889 diviene professore incaricato di Letteratura Italiana all’Università di Genova e nel 1894, grazie all’appoggio di Giosuè Carducci, che lo stima per il suo amor patrio, ottiene l’ordinariato presso questa Facoltà, divenendone poi Preside; nel 1903 viene eletto Rettore dell’Ateneo genovese.

 

Durante questi anni collabora e assume la carica di direttore del quotidiano politico e commerciale-marittimo il Colombo, fondato dai suoi amici commercianti e armatori, allo stesso tempo, in veste di vice-presidente della Società Ligure di Storia Patria pubblica commemorazioni, monografie storiche e l’opera omnia di Goffredo Mameli in Atti e Memorie editi dalla suddetta Società.

 

Molto spesso Barrili si reca in Valbormida, lontano dai numerosi impegni di carattere istituzionale per poter meglio seguire gli studi del nipote Pier Luigi Breschi, alunno del Collegio “S.G. Calasanzio” di Carcare dove fa erigere Villa Maura che diventa presto luogo di incontro di amici, letterati e artisti.

 

Morirà il 14 Agosto del 1908 a Carcare, e presso la sua residenza hanno oggi sede il Museo a lui dedicato, l’archivio del fondo storico e la Biblioteca Civica del Comune di Carcare, dove sono conservati il ricco carteggio, molte copie delle sue opere e diversi appunti stesi per le lezioni scolastiche universitarie, oltre a cimeli ed oggetti di uso quotidiano.

 

Barrili è unanimemente considerato, oggi come ieri, uomo di vasta cultura e buon latinista, oratore abile ed elegante. Tra i discorsi più noti vi sono quello pronunciato in occasione del quarto centenario della scoperta dell’America, quelli per commemorare i martiri della Giovine Italia, Mazzini, Hugo, Mameli e soprattutto il più sentito di tutti il Discorso in morte di Garibaldi (Genova 1882). Nei circa cinquanta romanzi e nelle raccolte di novelle si rivela narratore piacevole e garbato con uno stile semplice e corretto. I suoi racconti hanno avuto molto successo soprattutto fra il pubblico femminile, le sue sono solitamente gentili storie d’amore, che conservano tutto il sapore e il fascino della loro epoca. Ai romanzi di ambiente contemporaneo, discorsivi ed eleganti (Capitan Dodero, Genova 1865; Il libro nero, Milano 1868; Come un sogno, Milano 1875; Cuor di ferro e cuor d’oro, Milano 1877; L’olmo e l’edera, Genova 1877; Il ponte del Paradiso, Genova 1904), si alternano quelli di soggetto storico e genericamente avventuroso (Santa Cecilia, Milano 1866; I Rossi e i Neri ovvero I misteri di Genova, Milano 1870; Semiramide, Milano 1873; La conquista d’Alessandro, Milano 1879, nel quale è descritta a vivaci tinte la vita signorile romana nei primi anni dopo il 1870; L‘ anello di Salomone, Milano 1833, imprecisa rievocazione del regno e degli amori del re biblico; il ciclo colombiano comprendente i romanzi Le due Beatrici, Genova 1890; Terra Vergine, 1892; I figli del cielo, Milano 1893; Fior d’oro, Milano 1895; Raggio di Dio, Milano 1898).

 

Affascinato dalle opere di Eugène Sue, autore dei Misteri di Parigi, e di Carlo Lorenzini, più noto come Collodi, autore dei Misteri di Firenze, e spinto dal successo che nel XIX secolo il sottogenere dei “misteri” riscuote tra i lettori europei, Barrili incomincia a scrivere un’opera caratterizzata dalla minuta descrizione dell’ambiente e della società genovese dell’Ottocento. L’opera esce nel 1866 col titolo di I Misteri di Genova, cronache contemporanee, ed esce sottoforma di romanzo d’appendice sulla rivista il Movimento. Dato il notevole successo che riscosse viene pubblicato anche in volumi nel 1871 presso l’editore Treves col titolo di I Rossi e i Neri.

 

Notevole per invenzione e stile appare anche la divertente favola Il merlo bianco (Roma 1879), singolare impasto di avventure straordinarie, delicate allegorie, bizzarre fantasticherie, chiose pseudo-scientifiche.

Ma le cose migliori del Barrili, oltre che nelle Memorie Garibaldine, bisogna ricercarle nei libri di ricordi autobiografici, come Il Dantino (Milano 1888) e Sorrisi di Gioventù, Ricordi e note (Milano 1898).