I Cimeli

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La sala è arredata da mobili ricostruiti sul modello della sala precedente, nei quali troviamo vari quotidiani, italiani e stranieri, appartenuti ad Anton Giulio Barrili e rilegati in seguito. Vi sono anche stampe, disegni, fotografie, poesie, alcune lezioni di Barrili tenute all’Università di Genova e spartiti musicali di Maura Pertica, madre di Barrili.

I palchetti ospitano faldoni rossi contenenti la corrispondenza di Barrili, tra cui spiccano le lettere scritte da Giuseppe Garibaldi, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli e molti illustri suoi amici. Vi sono anche quelle scritte dal signor Buitoni (titolare della nota Ditta produttrice di pasta italiana) che, oltre a chiedere consigli al Barrili, gli inviava spesso nuovi tipi di pasta da assaggiare!

Numerose sono anche le lettere inviate dalle ammiratrici di Barrili che volevano conoscerlo, chiedevano consigli e, a volte, aiuti economici. Anton Giulio ebbe infatti la fama di uomo d’onore e di grande generosità. Si dice che, grazie alla sua donazione di £. 30.000, cifra altissima per l’epoca, i parrocchiani di Carcare ebbero una nuova chiesa, più consona alle esigenze della comunità: durante una cena, sentendo le lamentele del parroco dovute alla mancanza di fondi per la chiesa, Barrili, preso dagli umori del vino, si offrì di contribuire con una cifra talmente alta da non essere creduto. Ma il giorno dopo si presentò dal prete firmando l’assegno proprio con la somma promessa.

Sullo stipite della porta è appesa una copia del dipinto, il cui originale appartiene agli eredi, che ritrae lo scrittore in divisa garibaldina.

 

Nella teca al centro della stanza sono esposti alcuni dei cimeli più interessanti del nostro museo:

  • la spada e il berretto della divisa garibaldina;
  • il guantone usato per combattere e che serviva probabilmente per proteggere il braccio che era rimasto ferito proprio durante un duello. Questo perché il quotidiano “Il Movimento”, di cui Barrili era direttore, era portavoce di ideali garibaldini. Ciò indusse spesso il Barrili a schierarsi apertamente e a dover quindi difendere le proprie idee anche duellando direttamente con chi non le condivideva. Fu quindi in una di queste circostanze che venne ferito al braccio da un ufficiale e si vide costretto, nei duelli successivi, a riparare l’arto ferito con il guantone qui esposto;
  • il collare massonico di quando aderì alla Massoneria, probabilmente su invito di Garibaldi;
  • la stola d’ermellino, indumento caratteristico dei Rettori universitari, indossata da Barrili durante le cerimonie all’Ateneo genovese;
  • il suo cappello da Cacciatore delle Alpi;
  • una bandiera patriottica del 1847. La data prevista per l’esposizione della bandiera sarebbe dovuta essere il 2 novembre 1847, ma, dal momento che non fu possibile esporla in quella data per problemi di ordine pubblico, l’evento venne spostato al 10 novembre quando fu eseguito per la prima volta l’Inno degli italiani a Genova;
  • il regolare porto d’armi del nostro scrittore, alcune confezioni di munizioni e il porta polvere da sparo.

In precedenza anche vi erano alcune pistole da duello, che sfortunatamente sono state rubate.